Come attesta questo atto ufficiale redatto il 2 Gennaio 1816, per espellere un eremita che si era comportato indegnamente, Colli era comune
autonomo e non faceva parte, come frazione, di quello di Carsoli. Inoltre il suo
nome era semplicemente Colli senza l' attuale suffisso di Monte Bove
Si distingue da tutti gli abitanti del Regno dalla robustezza e dalla taglia della persona, dalla tinta sanguigno-collerica della fisionomia, dalla calma dello sguardo e dalla elegante semplicità della favella. Egli non è freddo nè insensibile, ma non si comuove o riscalda fortemente: ama la riflessione ed il calcolo è però più di tutti meditabondo: vuol persuadersi, ma persuaso, la sua determinazione vien pronta ed irrevocabile; non è attaccabrighe, ma più di chiunque vuol dirvi il fatto suo e presentarvi la sua ragione; non è assolutamente confidente di se ma è più sospettoso e guardingo d'altrui. Non all'ra ma allo sdegno più facilmente si abbandona, nel qual caso il suo linguaggio si fa minaccioso ed altero, nè gli manca l'animo di venire ai fatti, insomma egli è più intrepido che baldanzoso. La sua mente è posata ed ordinata, ragionato e maturo il suo consiglio. Solerte, industrioso, capace di ogni fatica e sofferenza, l'Abruzzese non spera e dispera facilmente. Nato ed educato alla parsimonia e fatto edotto e prudente dell'inclemenza del clima, dall'asprezza dei luoghi o dalla lunghezza del verno, egli è chiuso anzichenò all'indulgenza ed impassibile alla sventura: l'Abruzzese non ammette nè povertà, nè accattoneria, nè lamenti. Egli ha poco, e il tien caro, è amico ma senza sollecitudine, è affettuoso ma senza passione. L'Abruzzese costretto dal rigido verno esce dalla sua contrada e vive volentieri fuori dal suo paese natale, però non vè uno solo che non ritorni e non ami di rivederlo e di porvi gli ultimi resti. Il pastore abruzzese è dritto come una rupe, forte e robusto da fare meraviglia ed invidia e sfida il vento, il freddo, la pioggia.
"Storia dell'Abruzzo", 1876 di Matteo De Augustinis
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