Un falso storico su Colli smascherato
6.1.10
, Posted by collidimontebove-II at 13:53
Adriano Ruggeri sul numero di Aequa 37, Aprile 2009, apporta un' interessante e rigorosa ricostruzione del falso storico, consolidatosi nel tempo, dell'appartenenza di Colli al feudo di Amatrice nel corso del Medio Evo.
Spunto di questa breve puntualizzazione è stato l'articolo dell' amico Artemio Tacchia relativo alla lapide settecentesca apposta sulla cosiddetta "Porta della Catena" in Colli di Monte Bove, indicante le tariffe da pagare per poter attraversare il non lontano valico di Monte Bove, unico possibile accesso per chiunque avesse voluto entrare nella Marsica, nell'Abruzzo e nel Regno di Napoli per mezzo della Tiburtina Valeria(1). Ripercorrendo in sintesi la storia del paese (p.40), leggiamo che: “Colli fu feudo dei Vitelli, poi degli Orsini e infine dei Colonna”. Confesso che mi ha incuriosito la menzione della famiglia Vitelli (originaria di Città di Castello), che non risulta vere avuto beni o feudi in questa parte dell’Abruzzo: la questione andava dunque approfondita. Come indicato nella nota 11, l’autore ha desunto questa ed altre notizie su Carsoli e su Colli di Monte Bove dal sito internet www.terremarsicane.it/Carsoli/CollidiMontebove/Storia nel quale -tra le altre cose- si trova, senza alcuna modifica o variazione, il capitoletto relativo a Colli di Monte Bove estratto dal volume di Achille Laurenti sul territorio carseolano, lo stesso cui si riferisce Artemio Tacchia a proposito della lapide con le tariffe borboniche (2).
Vediamo il
brano in parola, che vale la pena di riportare per intero. Scrive il Laurenti
(p.136) che “Colli fu un tempo feudo di Amatrice, che ebbe nel 1536, la
concessione di tutti i privilegi e le franchigie. Nel 1538, Amatrice fu concessa
ad Alessandro Vitelli, dal quale per successione, nel 1554, passò a suo figlio
Giacomo e nel 1586 alla figlia Beatrice, coniugata a Virginio Orsini, a cui
successe Latino Orsini e poi Alessandro Maria Orsini, morto nel 1591.
Successivamente il feudo (il riferimento è nuovamente a Colli di Monte Bove) fu
nelle mani dell’eccellentissima casa Colonna”(3). Il Laurenti conosceva bene
Colli di Monte Bove, paese al quale –come afferma (p.134)- era “legato da
numerosi vincoli di fraterna amicizia”. E’ pertanto la notizia da lui riportata
potrebbe sembrare attendibile, sebbene lo stesso Arteio Tacchia evidenzi in
generale (p.42 e nota 15) qualche imprecisione in ciò che dice a proposito della
lapide, in particolare il fatto di parlarne senza però averla personalmente
vista.
Le cose stanno
però diversamente. E’ vero che –così come riportate- le notizie relative ad
Amatrice (oggi nel Lazio, in provincia di Rieti, a sino al 1927 in provincia
dell’Aquila e, dunque, sino al 1860, nel Regno delle Due Sicilie) sono
sostanzialmente corrette: con privilegio del 4 Giugno 1538, infatti, lo Stato di
Amatrice fu donato da Carlo V al suo maestro di campo e consigliere di guerra
Alessandro Vitelli, in cambio dei servigi resigli. Morto Alessandro nel 1554,
gli succedeva il figlio primogenito Vitellozzo, Vescovo di Città di Castello, il
quale –nel marzo 1555- cedeva i diritti di primogenitura, compreso il feudo di
Amatrice, al fratello Giacomo. Alla morte di questi senza eredi maschi, nel 1582
(e non nel 1586) lo stato di Amatrice perveniva alla figlia primogenita
Beatrice, che lo portava in dote al marito Virginio Orsini, marchese di Mentana
e di Atripalda, appartenente ad un ramo collaterale degli Orsini di Bracciano. A
Virginio succedeva (1597) il figlio Latino, e a questi (1624) il figlio
Alessandro Maria, ultimo principe di Amatrice, morto nel gennaio 1692 (4). E’
evidente che è erronea, ma forse solo per un refuso tipografico, la data di
morte di quest’ultimo indicata dal Laurenti. Ciò che tuttavia sembra strano, non
è tanto l’ appartenenza di Colli di Monte Bove, che pure si trova in tutt’altra
zona dell’Abruzzo, a famiglie signore di Amatrice, la qual cosa -al limite-
avrebbe pure potuto essere, considerato il carattere discontinuo del possesso
feudale tra tardo Medioevo e prima età Moderna, con dislocazioni territoriali
molto spesso a “macchia di leopardo” (e proprio gli Orsini ne sono un esempio,
con i loro numerosi possessi in Abruzzo); quanto piuttosto il fatto che esso
fosse stato “feudo” di Amatrice, l’appartenenza ad un luogo e non ad una
famiglia, e che ne abbia seguito le vicende storico-feudali per poi passare,
dopo il 1591 (1692 se correggiamo il presunto refuso), ai Colonna, ai quali
peraltro, Amatrice non è mai appartenuta.
In realtà,
Colli di Monte Bove non è mai appartenuto ai Vitelli, avendo invece seguito le
vicende di Carsoli (del cui territorio faceva, come oggi, parte), essendo
entrambi feudi –il primo dal 1307, il secondo dal 1361- degli Orsini del ramo di
Tagliacozzo sino al 1497, quando passarono a Fabrizio colonna, famiglia alla
quale appartennero sino all’ abolizione della feudalità nel 1806
(5).
per mezzo della
Tiburtina Valeria(1). Ripercorrendo in sintesi la storia del paese (p.40),
leggiamo che: “Colli fu feudo dei Vitelli, poi degli Orsini e infine dei
Colonna”. Confesso che mi ha incuriosito la menzione della famiglia Vitelli
(originaria di Città di Castello), che non risulta vere avuto beni o feudi in
questa parte dell’Abruzzo: la questione andava dunque approfondita. Come
indicato nella nota 11, l’autore ha desunto questa ed altre notizie su Carsoli e
su Colli di Monte Bove dal sito internet
www.terremarsicane.it/Carsoli/CollidiMontebove/Storia nel quale -tra le altre
cose- si trova, senza alcuna modifica o variazione, il capitoletto relativo a
Colli di Monte Bove estratto dal volume di Achille Laurenti sul territorio
carseolano, lo stesso cui si riferisce Artemio Tacchia a proposito della lapide
con le tariffe borboniche (2).
Vediamo il
brano in parola, che vale la pena di riportare per intero. Scrive il Laurenti
(p.136) che “Colli fu un tempo feudo di Amatrice, che ebbe nel 1536, la
concessione di tutti i privilegi e le franchigie. Nel 1538, Amatrice fu concessa
ad Alessandro Vitelli, dal quale per successione, nel 1554, passò a suo figlio
Giacomo e nel 1586 alla figlia Beatrice, coniugata a Virginio Orsini, a cui
successe Latino Orsini e poi Alessandro Maria Orsini, morto nel 1591.
Successivamente il feudo (il riferimento è nuovamente a Colli di Monte Bove) fu
nelle mani dell’eccellentissima casa Colonna”(3). Il Laurenti conosceva bene
Colli di Monte Bove, paese al quale –come afferma (p.134)- era “legato da
numerosi vincoli di fraterna amicizia”. E’ pertanto la notizia da lui riportata
potrebbe sembrare attendibile, sebbene lo stesso Arteio Tacchia evidenzi in
generale (p.42 e nota 15) qualche imprecisione in ciò che dice a proposito della
lapide, in particolare il fatto di parlarne senza però averla personalmente
vista.
Le cose stanno
però diversamente. E’ vero che –così come riportate- le notizie relative ad
Amatrice (oggi nel Lazio, in provincia di Rieti, a sino al 1927 in provincia
dell’Aquila e, dunque, sino al 1860, nel Regno delle Due Sicilie) sono
sostanzialmente corrette: con privilegio del 4 Giugno 1538, infatti, lo Stato di
Amatrice fu donato da Carlo V al suo maestro di campo e consigliere di guerra
Alessandro Vitelli, in cambio dei servigi resigli. Morto Alessandro nel 1554,
gli succedeva il figlio primogenito Vitellozzo, Vescovo di Città di Castello, il
quale –nel marzo 1555- cedeva i diritti di primogenitura, compreso il feudo di
Amatrice, al fratello Giacomo. Alla morte di questi senza eredi maschi, nel 1582
(e non nel 1586) lo stato di Amatrice perveniva alla figlia primogenita
Beatrice, che lo portava in dote al marito Virginio Orsini, marchese di Mentana
e di Atripalda, appartenente ad un ramo collaterale degli Orsini di Bracciano. A
Virginio succedeva (1597) il figlio Latino, e a questi (1624) il figlio
Alessandro Maria, ultimo principe di Amatrice, morto nel gennaio 1692 (4). E’
evidente che è erronea, ma forse solo per un refuso tipografico, la data di
morte di quest’ultimo indicata dal Laurenti. Ciò che tuttavia sembra strano, non
è tanto l’ appartenenza di Colli di Monte Bove, che pure si trova in tutt’altra
zona dell’Abruzzo, a famiglie signore di Amatrice, la qual cosa -al limite-
avrebbe pure potuto essere, considerato il carattere discontinuo del possesso
feudale tra tardo Medioevo e prima età Moderna, con dislocazioni territoriali
molto spesso a “macchia di leopardo” (e proprio gli Orsini ne sono un esempio,
con i loro numerosi possessi in Abruzzo); quanto piuttosto il fatto che esso
fosse stato “feudo” di Amatrice, l’appartenenza ad un luogo e non ad una
famiglia, e che ne abbia seguito le vicende storico-feudali per poi passare,
dopo il 1591 (1692 se correggiamo il presunto refuso), ai Colonna, ai quali
peraltro, Amatrice non è mai appartenuta.
In realtà,
Colli di Monte Bove non è mai appartenuto ai Vitelli, avendo invece seguito le
vicende di Carsoli (del cui territorio faceva, come oggi, parte), essendo
entrambi feudi –il primo dal 1307, il secondo dal 1361- degli Orsini del ramo di
Tagliacozzo sino al 1497, quando passarono a Fabrizio colonna, famiglia alla
quale appartennero sino all’ abolizione della feudalità nel 1806
(5).
Come è nato
allora l’errore? E’ molto probabile che –ovunque abbia attinto la notizia- il
Laurenti sia incorso in un equivoco: esiste infatti una delle 69 frazioni di
Amatrice che si chiama Colli, ed è questa –e non certo Colli di Monte Bove- che
ha seguito le sorti di Amatrice, facendo parte del suo contado. Peraltro, come
osserva Artemio Tacchia (p.40), nella cartografia del XIX secolo (il riferimento
è alla carta del Marzolla del 1853), il paese è denominato solo Colli,
circostanza che potrebbe avere contribuito a generare la confusione nell’autore,
e senza volere estendere l’ indagine, ma solo per limitarsi a due casi
emblematici per il XIX secolo, rileviamo che questa stessa dicitura compare sia
nella carta di Rizzi Zannoni del 1806, sia in una carta della Provincia
dell’Aquila del 1881 (6).
Poiché il
Laurenti non cita le fonti da cui estrae questa ed altre notizie, è di fatto
impossibile tentare di capire e di ricostruire come possa essersi generato
l’equivoco; ho però ritenuto doveroso segnalare l’inesattezza di quanto da lui
affermato al fine di evitare, tramite le citazioni da un autore all’altro, il
propagarsi di dati storici erronei. *
NOTA: Il
Redattore si è concessa la libertà di correggere l’arcaica espressione “Colli di
Montebove”, usata costantemente dall’estensore dell’articolo, in quella corretta
ed ufficiale di “Colli di Monte Bove”.
1 – A.
TACCHI, La controversa lapide con la tariffa borbonica di Colli di Monte Bov,e
in “AEQUA”, n. 27 (Ott. 2006), pp. 39-46.
2 – A.
LAURENTI, Oricola e contrada carseolana nella storia di nostra gente, Tivoli
1933 pp. 133-137.
3 – Queste
stesse notizie storiche relative a Colli di Monte Bove, desunte dal Laurenti,
sono riportate anche da A. MELCHIORRE, Carsoli in “Documenti e Ristampe”. Il
Foglio di Lumen. Miscellanea”, XIV (2006) p.17.
4 – A.
MASSIMI I Vitelli signori dell’Amatrice, Roma 1979 pp. 12-13, 30-34; Id.,
Itinerari Amatriciani, Roma 1982 pp.21-23; L. AQUILINI Carlo V, Alessandro
Vitelli, il feudo di Amatrice, Ascoli Piceno, 1999.
5 – Per le
date d’acquisizione dei due feudi da parte degli Orsini: F. ALLEGREZZA,
Organizzazione del potere e dinamiche familiari. Gli Orsini dal Duecento agli
nizi del Quattrocewnto, Roma 1998, pp.61 nota 62, 68, 114-115; EAD., Un dominio
di frontiera: la costituzione del patrimonio degli Orsini tra Terre della Chiesa
e Regno dal XII al XV secolo, in Une région frontalière au Moyen Age. Les
vallées du Turano et du Salto entre Sabine et Abruzzes, Roma 2000, pp. 334 (fig.
2), 336; per il passaggio ai Colonna: A. COPPI, Memorie Colonnesi, Roma 1855,
pp.234-235; D. LUGINI, Meorie storiche della regione equicola ora Cicolano,
Rieti 1907, pp. 306-308; V.CELLETTI, I Colonna principi di Paliano, Milano 1960,
p.49.
6 – G.A.RIZZI
ZANNONI, Atlate geografico del Regno di Napoli, foglio 3 (1806); Carta delle
strade nazionali provinciali e comunali obbligatorie in Provincia di Aquila. Nel
Medioevo il nome è castrum Collium (F. ALLEGREZZA, Organizzazione del potere
cit., p. 61, nota 62).
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